La banda delle casse da morto by Nick Laird

La banda delle casse da morto by Nick Laird

autore:Nick Laird [Laird, Nick]
La lingua: ita
Format: epub
editore: minimum fax
pubblicato: 2014-07-03T22:00:00+00:00


POMERIGGIO

La pioggia era cessata quando arrivarono a Lisamore e trovarono il quartier generale della Ulster Water. Era un edificio grigio, tozzo, circondato da casette bianche, con l’unica macchia scura dell’ampio parcheggio asfaltato, che ora era vuoto, a eccezione di sette o otto macchine, concentrate tutte vicino all’entrata. Erano tutte Mondeo e Astra station wagon, auto di dirigenti di medio rango, parcheggiate ordinatamente accanto al loro segnaposto piantato nell’erba. Danny s’infilò nel primo posto libero non contrassegnato, accanto allo spazio vuoto destinato al vice direttore finanziario, e spense il motore. Guardò il cielo attraverso il parabrezza. Sembrava basso, e appeso in modo precario sopra il grigio complesso di edifici. Danny aprì la portiera posteriore e si chinò a prendere una sottile cartellina in pelle che aveva infilato nel porta abiti. Ellen intanto aveva aperto lo sportello e sistemava i documenti.

«Speriamo che il vice direttore finanziario non sia andato troppo lontano. Mi sa che avrò bisogno di chiedergli due o tre cosette». Rendendosi conto dell’arroganza di quell’affermazione, Danny aggiunse, guardando Ellen: «Anche se immagino che la sua segretaria possa parlare per lui».

«O per lei», disse Ellen con tono allegro.

«Certo, o per lei». Danny si tirò su e infilò la cartellina portadocumenti fra le ginocchia per fare quello che Albert chiamava la tiratina preliminare dei polsini: prese un polsino bianco e lo tirò da sotto la manica della giacca del gessato, finché poteva, nei limiti della comodità, e ripeté la manovra con l’altro polsino, questa volta bloccandolo col suo pesante orologio subacqueo. Chiuse il bottone centrale della giacca monopetto. Ellen era accanto a lui e si era infilata di nuovo il cappotto. Sembravano due persone educate e risolute, anche se l’occhio nero di Danny dava a tutta quella efficienza un’atmosfera surreale da Arancia meccanica. Mentre attraversavano il parcheggio asfaltato, diretti verso la porta d’ingresso, Danny improvvisamente afferrò Ellen per un gomito e la bloccò. «Com’è che si chiama l’amministratore delegato?»

«Shannon, Jack Shannon».

«Ah ecco. Bene, bene». Il nervosismo di Danny poteva essere scambiato per aggressività, e prima di partecipare a qualsiasi riunione, e tanto più lì al quartier generale di un’azienda a loro ostile, doveva sempre ricordarsi che quelle persone stavano solo cercando di fare il proprio lavoro, esattamente come lui. Ma comunque sarebbe stato fermo e professionale. Gli attraversò il cervello il mantra del suo primo tutor: Mai chiedere scusa, mai spiegare. Si inumidì le labbra, preparandosi a parlare, e spinse la porta a vetri. Al lavoro.

Il signor Jack Shannon era seduto su una sedia a rotelle. Questa fu la prima sorpresa, anche se non avrebbe dovuto esserlo, come Ellen gli fece notare, o almeno non più grande della sorpresa provata da Shannon quando si vide di fronte una donna di colore. Sbatté le palpebre due volte e sorrise in ritardo. La seconda sorpresa fu la velocità della sedia a rotelle di Shannon. Sfrecciava per il corridoio davanti a loro, urlando ordini incomprensibili. Danny non riusciva a capire se quelle istruzioni fossero rivolte a loro o agli impiegati che ogni tanto comparivano negli uffici lungo il corridoio.



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